mercoledì 7 novembre 2007

ACONCAGUA 2009


Cominciano a delinearsi i primi dettagli sulla nostra, sempre più probabile, avventura in Sud-America. Per gentile concessione di Renato, ideatore della spedizione, i posti a disposizione per la compagine abruzzese sono quattro. I primi ad aderire all’iniziativa siamo stati Io, Alfredo, Mario e Riccardo.


Alfredo

con lui ho condiviso quasi tutte le vette più belle anzi, tolte la traversata dei Pirenei e i 5895 metri del Kilimanjaro, posso dire di aver condiviso con lui tutte le salite più belle. Insieme abbiamo calpestato il Mont Blanc de Tacul, il Gran Paradiso, Punta Gnifetti e la sua Capanna Margherita, il Monte Bianco, il Braithorn Occidentale, il Monviso e siamo arrivati ad un passo dalla vetta del Pizzo Bernina. Non sto ad elencare le vette Abruzzesi, praticamente tutte, ma mi soffermo su alcune invernali che resteranno per sempre nei miei ricordi, mitica una salita sul monte Camicia con nebbia e temperature polari. Alfredo più che un amico, un fratello (minore vista l’età).


Mario

Il mio amico Mario, l’irraggiungibile, il forrest-gump di casa nostra. Il corridore del cielo. Lui non corre per vincere, ma per puro divertimento e per sfidare i propri limiti e la propria resistenza fisica. Il fatto che comunque vince sempre è secondario. E’ talmente allenato che non lo invitiamo più a venire con noi, ci fa sentire troppo scarsi. Tra le sue ultime imprese la "North Face Ultra Trail Tour du Mont Blanc" una corsetta di 163 km intorno al Monte Bianco.
Speriamo che la quota dell’Aconcagua lo faccia rallentare.


Riccardo

Istruttore di fitness, la poca esperienza fatta in quota è controbilanciata da condizioni fisiche perfette, grinta da vendere e voglia di viaggiare. Secondo me sarà la piacevole sorpresa di questa spedizione. Avrà 14 mesi di tempo per conoscere meglio la montagna


Io?

Attualmente gran teorico delle vette, abbondantemente in soprappeso. Avrò 14 mesi di tempo per perdere la ventina di chili messi negli ultimi tre anni. Confido molto nell’aiuto di Riccardo


domenica 4 novembre 2007

un uomo una storia - Matthias Zurbriggen

Matthias Zurbriggen (Saas-Fee, 15 maggio 1856 – Ginevra, 21 luglio 1917) è stato un alpinista svizzero. È considerato uno tra i più grandi alpinisti e guide del XIX secolo. Ha partecipato a molte spedizioni scalando le più alte vette della Terra, dalle Alpi all'Himalaya, in America meridionale e in Nuova Zelanda.
Sin da ragazzo presta servizio come guida alpina a Macugnaga, dove era conosciuto come il Signore della Parete Est del Monte Rosa. Costretto a occuparsi di sé stesso fin da giovane e girovagando per l'Europa, imparò diverse lingue. Martin Comway lo volle con sé nel Karakorum, dove conquistò il Pioneer Peak (6.790 m). Nel 1894 Zurbriggen partecipa a una spedizione in Nuova Zelanda, dove compie diverse prime salite: Monti Sefton (3.157 m), Tasman (3.498 m), Silberhorn (3.279 m) e Haidinger (3.066 m). Tre anni più tardi, si recò in Sudamerica dove fece la prima ascensione in solitaria dell'Aconcagua (6.962 m), concludendola il 14 gennaio 1897. Morì suicida a Ginevra nel 1917..

Da solo sull'Aconcagua.

Il nome inca di questa montagna, Acconcahuac, significa "sentinella di pietra" e lungo i suoi alti versanti i sacerdoti quechua erano soliti celebrare i loro crudeli riti sacrificali. L’Aconcagua con i suoi 6962 m è la vetta più alta dell’emisfero australe e di quello occidentale, e lo sarebbe di tutto il mondo se non ci fossero i giganti dell’Himalaya. Fu l’alpinista inglese Edward Whymper nel 1880 ad effettuare la prima misura documentata della montagna valutandola 6700 m. Questo vulcano eroso si trova a 32-33° di latitudine sud, nell’Argentina centro occidentale, a 15 km dal confine cileno all’interno di un’area protetta di 71000 ettari. Le montagne circostanti sono scoscese e aride, un deserto di rocce frantumate e ghiaioni dove la vegetazione è scarsissima. La via normale alla montagna, che si snoda per aride pietraie, segue l’itinerario percorso in solitaria dalla grande guida Matthias Zurbriggen in occasione della prima ascensione del 1887. L’ascensione verrà descritta successivamente dall’autore nella sua celebre autobiografia " Dalle Alpi alle Ande" pubblicata nel 1899 a Londra e di cui si riporto i passaggi salienti.
"Il 9 gennaio il signor FitzGerald decise di effettuare un altro tentativo sull’Aconcagua. Prendendo con noi quattro portatori, in due giorni raggiungemmo il nostro ultimo accampamento sopra il colle. Qui fu necessario un giorno di riposo e occupai il tempo esplorando la zona, con l’obbiettivo di trovare, se possibile, una via più agevole rispetto a quella che al momento avevamo in mente, poichè la salute del mio cliente non consentiva una salita troppo faticosa e volevo risparmiargli la noia di essere obbligati a tornare indietro. Deviando a sinistra sembrava che ci si dovesse arrampicare più facilmente. Eravamo ora ad un' altitudine di circa 5800 metri. II freddo era intenso e un'ora dopo mezzogiomo, nonostante un tempo limpido e senza nuvole, il termometro segnava circa 3 gradi sotto zero. Una mattina avvertii una certa indisposizione, ma volli lo stesso mettere alla prova la mia capacità di salire un po' più in alto. Indossate le calzature adatte, raggiunsi un punto dove cominciai a sentirmi completamente intirizzito dal freddo e ne risentii molto le conseguenze ai piedi, che si sarebbero congelati se non fossi ritornato velocemente all'accampamento, dove una costante frizione alleviò il dolore. Il 14 gennaio risolvemmo con determinazione di compiere uno sforzo finale per raggiungere la vetta dell'Aconcagua. Sentendoci abbastanza in forma per il compito, prima di muoverci mangiammo del cioccolato, quindi, ascendendo molta lentamente, entro mezzogiomo raggiungemmo un punto a meno di cinquecento metri dalla cima. Il signor FitzGerald, tuttavia, non si sentiva bene e sostammo per un'ora nella speranza che riuscisse a riprendersi un poco, ma del tutto inutilmente. In quel momento non vi era null'altro da fare se non tornare indietro! Era una terribile delusione per me, poichè ero gia stato due volte vicino al mio ambito traguardo, ma fino ad allora mi ero trattenuto dall'andare avanti per conto mio poichè volevo che fosse il mio cliente il primo a scalare l'Aconcagua. Avevamo saputo che si stava organizzando una spedizione tedesca con l'obiettivo di scalare la montagna. Chiesi pertanto al signor FitzGerald se avesse qualche obiezione al fatto che io proseguissi per la vetta da solo. Egli non ne sollevò alcuna e fu anzi assai felice che io fossi il primo a portare a termine la salita. Il mio cliente discese quindi all'accampamento con due portatori ed io partii per la cima dell'Aconcagua, che raggiunsi alle cinque meno un quarto del pomeriggio. Ebbi qualche difficoltà nel riuscire di respirazione ma, dopo dieci minuti di permanenza sulla sommità della montagna, mi sentii perfettamente bene. Anzi, con grande facilità, come se mi fossi trovato a livello del mare, eressi un ometto alto circa due metri, di quelli che si costruiscono sempre su una cima appena salita se c'e del materiale a portata di mano per farlo. Non avendo nè matita nè carta, intagliai la data della mia ascensione sul manico della piccozza da ghiaccio del signor FitzGerald che avevo con me e fissai l’attrezzo sulla cima del tumulo. La sommità consiste in un plateau quadrato largo circa settanta metri: la gioia di trovarmici sopra può essere meglio immaginata che descritta. L'Aconcagua, che è la montagna più elevata dell'intero continente americano, è alto 7035 metri e fino ad allora la sua salita era stata considerata impossibile. La vista da lassù era davvero meravigliosa: vedevo l'intero Sudamerica che si estendeva sotto di me, con i suoi mari, montagne e pianure, costellato di villaggi e citta che parevano come piccoli punti. Ah!, come si rimane profondamente impressionati, a simili altezze, dalle stupende opere del Creatore! Ero assai contrariato dal fatto di poter disporre solamente di un'ora per rimanere lassù, poiche si era fatto già tardi e dalle cinque di quel mattino non avevo ingerito nulla se non qualche goccia di vino che il mio cliente aveva diviso con me. Effettuai la discesa al nostro accampamento in tre ore e mezza. Il signor FitzGerald mi venne incontro e fu estremamente lieto di udire il risultato della mia impresa. Gli raccontai tutto in poche parole, al che egli suggerì di ritornare a Puente del Inca il più in fretta possibile per telegrafare la notizia a Londra. Il giorno seguente, quindi, lasciando due portatori al campo con l’incarico di custodire gli strumenti scientifici, partimmo per Inca dove giungemmo la sera stessa. Qui, dopo aver compilato ed inviato il nostro telegramma, cenammo in compagnia del signor D. Cotton, il gestore dell’hotel, il quale stappò diverse bottiglie di champagne che mi procurarono un’emicrania che durò due giorni."

Itinerari di salita all'Aconcagua



Ghiacciaio "De los Polacos"

Questo itinerario è stato iniziato nel 1934 da un gruppo di polacchi ed è il primo itinerario della salita al Aconcagua dopo quello normale. È conosciuto universalmente per le sue attrazioni naturali e il paesaggio imponente, si è trasformato in uno dei classici itinerari per gli scalatori sportivi. Ci sono basicamente due rotte da seguire: Da “Plaza Argentina” o da “Plaza de Mulas”. La prima è la meno utilizzata ma la più bello. La seconda è più corta e ha servizi migliori.
Partendo da “Plaza de Mulas”, la prima sosta sarebbe a “Nido de Cóndores” per trascorrere la notte. Dopo, si continua l'itinerario fino a “Berlín”, ma prima del primo zigzag, si gira a destra e si continua sempre salendo e circondando la montagna verso l'Est, arrivando al posto numero due.

Da questo accampamento si possono seguire due rotte: La rotta originale de “Los Polacos” (più lunga e liscia). Bisogna sviare, attraversare il ghiacciaio a sinistra verso un affioramento roccioso nominato “Piedra Bandera”, dove si puo montare il campeggio numero 3 a quota 6.400. Da lì, si continua a destra per il filo facile alla cima. La seconda rotta (diretta) è molto eretta. Si attraversa un ghiacciaio liscio e uniforme, si segue tutto il bordo destro del ghiacciaio dal campeggio numero 2, dopo si pasa per diversi isolotti di roccie a destra con una pendenza di 30°. La pendenza va in aumento e il sentiero si stringe fino ad arrivare al "imbuto", dove la pendenza è di 50° e la quota supera i 6.500 m., poi, si cammina su neve dura per il bordo dell' “imbuto” fino arrivare in cima. La discesa, del solito, si fà per la rotta normale dell’ Aconcagua, arrivando al rifugio “Independencia”, da dove si va di nuovo al campeggio numero 2.