venerdì 12 dicembre 2008

uno scritto struggente di Nino Ferraù,

perchè ci ritorni in mente

quando il vento lambirà la nostra meta


Bisogna salire e sudare.
Lo so, t’impongo fatica
a farti scegliere con me
la stessa strada che ho scelto.
Strada?
Non è neppure una strada.
Sentiero?
Non è neppure un sentiero.
E’ vergine zolla
su cui le prime orme son le nostre.
La strada nasce con noi,
da noi
su terreno tutto in salita.
E incontreremo il rovo e il trifoglio,
la sabbia friabile
e l’immobile roccia
la docile erba
e l’aspra pietraia:
incontreremo
la vipera e il fiore,
il fango
e più in alto la fonte.
Tratteremo il primo coi piedi,
ma la seconda col bacio
tuffando le labbra sul garofano d’acqua.
Faticheremo anche più degli schiavi
senza esserlo
in quel solo lavoro
senza padroni:
salire.
Ma sulle ultime cime
dove la criniera dei monti
disegna le rive del cielo
avremo il dominio
della più bella visione
e saremo premio a noi stessi.
Avremo il bacio del vento
che verrà a confidarci
segreti d’infinito.
Avremo il divino splendore
delle mete sudate
e dei trionfi senza rumore.
Avremo la sosta.
Avremo l’amore.